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Locomotive FS E636

Le locomotive FS E636 sono una serie di locomotori elettrici in dotazione alle Ferrovie dello Stato italiane.

Storia

Sul finire degli anni trenta le Ferrovie Italiane potevano contare su tre tipi di locomotive elettriche da 3 kV CC, concepite secondo una filosofia di "interoperabilità" propugnata dall'ingegner Giuseppe Bianchi: una serie d'accorgimenti che permettevano la compatibilità dei pezzi di ricambio tra i vari tipi di locomotiva, allo scopo di ridurre i costi e i tempi di manutenzione. Questi gruppi erano:
• E626, prodotte in 448 esemplari (1928-1939), locomotive multifunzione rimaste in servizio fino alla fine degli anni ottanta. Utilizzate sia per passeggeri che per merci, erano caratterizzate da buone, anche se non grandi, prestazioni ed alcuni problemi meccanici. Tuttavia il passo rigido e la concezione antiquata della sospensione ne condizionavano il comportamento dinamico e il confort di marcia per cui la velocità venne limitata a soli 95 km/h anche se in prova avevano raggiunto i 110 km/h senza danni apparenti.
• E326: caratterizzate dalla velocità piu' elevata (140-150 km/h) e dalle ruote motrici di grande diametro, si rivelarono tuttavia poco affidabili per la trasmissione meccanica soggetta a guasti. A causa del passo rigido erano vittime di scossoni e ondeggiamenti. Il progetto fu limitato a 12 esemplari, tutti danneggiati nel corso del 2° conflitto mondiale. Di questo poco fortunato gruppo di locomotive ne sopravvive soltanto una, ricoverata presso il museo ferroviario di Pietrarsa.
• E428, macchine di grandi dimensioni, potenti e veloci, prodotte in gran numero e in tre serie, si rivelarono poco versatili. A causa dal rodiggio caratterizzato anch'esso da un grande passo rigido era eccessivamente aggressivo nei confronti del binario e causa di consistenti danni agli armamenti.
Con l'aumento del traffico ferroviario in Italia, si decise di creare una nuova locomotiva forte di tutte le innovazioni tecnologiche dell'epoca, di concezione semplice ed affidabile, ma senza i problemi dei mezzi esistenti. Nel 1938 l'ingegner Alfredo d'Arbela e la sua equipe presentarono un nuovo tipo di rotabile, che in quel periodo venne portato ad esempio dei successi tecnologici del nostro paese dalla propaganda politica del governo in carica.

Tecnica

La E636 era composta di due semicasse articolate, con tre carrelli indipendenti a due assi; il peso veniva così suddiviso tra un numero maggiore di assi, rientrando ampiamente nei limiti consentiti dall'armamento della linea ferroviaria. Inoltre la presenza di un gran numero di ruote dava una maggiore funzionalità sulle linee in pendenza tipiche dell'intera rete ferroviaria italiana. Le apparecchiature interne furono disposte secondo una nuova logica razionalizzata, permettendo una migliore distribuzione delle 101 tonnellate di peso. Le E636 montavano gli stessi motori della E626, i "32R" ma non riuscivano a garantire una potenza adeguata ai compiti che queste nuove locomotive avrebbero dovuto svolgere. Vennero modificati, acquisendo la sigla di "32R5" e furono dotati di un sistema di trasmissione ad albero cavo, più snello rispetto al complesso sistema ad ingranaggi originario. Per la prima volta le locomotive vennero dotate di un circuito di protezione da sovratensioni chiamato Separatore D'Arbela, che rimase in servizio fino agli anni 70 per poi essere sostituito con un più moderno sistema ad interruttore extrarapido.
I carrelli erano in lamiera scatolata, con struttura ad anello e due travi trasversali intermedie, ammortizzati tramite molle a balestra montate su ogni asse una per lato. I cuscinetti delle sale, inizialmente a lubrificazione, vennero con la seconda e terza serie sostituiti da cuscinetti a rulli che richiedevano meno manutenzione ed erano meno soggetti ad usura. La cassa, in acciaio, posava sui carrelli tramite perni montati sulle traverse e su una coppia di pattini.
Le nasciture E636 quindi divennero nient'altro che una versione aggiornata delle vecchie E626, e ne mantenevano alcuni problemi di progettazione: qualche problema di rumorosità causato dal sistema di trasmissione non impedì a questo nuovo gruppo di affermarsi. Vennero studiati due diversi rapporti di trasmissione: uno più corto (21/65) per i tratti in pendenza o per i treni pesanti, con velocità massima di 95 km/h (poi accresciuta a 105 nel 1948) ed uno più lungo (28/65) con velocità massima di 120 km/h.

Le tre serie

Il gruppo E636 è stato prodotto in tre serie di locomotive:

prima serie (001 - 108) costruita dal 1940 al 1942
seconda serie (109 - 242) costruita dal 1952 al 1956
terza serie (243 - 469), costruita dal 1957 al 1962.

Il primo esemplare, la E636 001, entrò in servizio nel maggio 1940, e durante la guerra altre 108 unità furono consegnate fino al 1943 da diverse industrie quali Breda, OM CGE, Officine Meccaniche Reggiane, Magneti Marelli e Officine Ferroviarie Savigliano.
Le unità n. 042, 068, 076, 078, 079 e 105 furono distrutte a seguito delle ostilità durante la Seconda Guerra Mondiale, ma terminato il conflitto la necessità di nuovi mezzi e l'intervento del Piano Marshall spinse a riprendere la costruzione di queste locomotive: di questa serie furono costruiti un totale di 469 esemplari, compresi i primi 108 realizzati durante la guerra. Oltre ai costruttori elencati si aggiunsero altre industrie: Fiat, TIBB, Pistoiesi ed Ansaldo. Negli anni a seguire le innovazioni tecnologiche ed i vari miglioramenti contribuirono a rendere maggiormente affidabile questo gruppo di locomotive, che servirono da base di partenza per i nuovi gruppi E646 ed E656, che pur essendo mezzi a sé stante portarono il numero di unità derivate dal medesimo progetto all'incredibile cifra di 1219 mezzi.

La "Camilla"

Nel corso della sua lunga carriera il gruppo E636 è stato caratterizzato da alcune sperimentazioni a carico di singole unità; tali modifiche, attuate sia dal punto di vista estetico che meccanico, hanno reso uniche queste locomotive, anche se nonostante le particolarità che le resero inconfondibili il giro di vite arrivò anche per alcune di loro.
Una menzione particolare va fatta per la E636 284, meglio conosciuta come "Camilla", caso unico nell'intero gruppo E636 ad aver ricevuto nel 1990 le cabine di guida stile E656 di sesta serie. Tale locomotiva venne ricostruita in seguito ad un gravissimo incidente accaduto nel corso del 1988, mentre si trovava impegnata in un servizio per Bologna. L'entità dei danni a carico di una delle due cabine di guida e relativa semicassa era tale che fu quindi scelto di intervenire radicalmente, attuando un progetto di restyling che ai tempi era stato ideato dalle maestranze delle OGR di Verona Porta Vescovo, allo scopo di migliorare l'abitabilità ed il comfort delle E636 e con l'intenzione di rendere l'intero gruppo conforme ad alcune direttive europee in materia di sicurezza.
Fu quindi in questo unico caso che gli esperti, chiamati a studiare nuove soluzioni volte a rendere più confortevole la vita in cabina del personale di macchina in viaggio sulla 636, videro concretizzarsi le proprie idee. Tale progetto si realizzò nella nuova veste che oggigiorno tutti conosciamo e che i più fortunati hanno avuto modo di vedere da vicino. Fino ai primi mesi del 2006 la "Camilla" veniva impiegata regolarmente al traino di convogli merci e fa parte del gruppo di "rotabili di interesse storico", essendo l'unico esemplare ad aver subito un tale processo di modificazione a livello esteriore, mai più attuato su altre unità appartenenti allo stesso gruppo come inizialmente era stato ipotizzato.

La leggenda (in verità più volte confermata dagli appassionati come fatto realmente accaduto) vuole che il soprannome "Camilla" sia stato dato a questa locomotiva a seguito del gesto di un operaio delle suddette officine, il quale scrisse con un gessetto il nome della propria fidanzata al centro del pancone, dandole così il soprannome che tutti noi conosciamo e che è stato mantenuto fino ai giorni nostri. Anche le cabine di manovra hanno subito profonde modificazioni a seguito dell'adozione di un nuovo frontale, il quale garantiva al personale di macchina un maggiore comfort dovuto all'aumentato spazio disponibile ed alla presenza di un impianto di aria condizionata. Chi è salito su una E636 sa benissimo che lo spazio a disposizione dei macchinisti è veramente esiguo.


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Dati tecnici principali E636 FS
Anni di progettazione 1937 - 1940
Anni di costruzione 1940 - 1962
Anni di esercizio 1940 - 2006
Quantità prodotta 469 esemplari in tre serie
Costruttore Breda, OM CGE, OM Reggiane, Marelli, SNOS Savigliano, Fiat, TIBB, OF Pistoiesi, Ansaldo.
Dimensioni 18'250 x 3'000 x 3'380 mm
Interperno 5'200-5'200 mm
Passo dei carrelli 3'150 mm
Peso in servizio 101 t
Massa vuoto 101 t
Rodiggio Bo'Bo'Bo'
(indicato anche come Bo+Bo+Bo)
Diametro ruote motrici 1'250 mm
Rapporto di Trasmissione 21/65 (445 unità)
28/65 (14 unità)
24/74 (5 unità)
Potenza oraria (su 6 motori) 2'100 kW
Sforzo trazione massimo 113 kN
Velocità massima omologata tipo 21/65 e 24/74: 95 km/h, poi 110
tipo 28/65: 120 km/h (soppresso nel 1990)
Alimentazione 3kV CC